“Occorre dire con chiarezza che l’incitamento all’odio sul web (hate speech), i sentimenti di denigrazione dell’altro (cyberbullismo) e la diffusione di notizie false (fake news) non presentano alcuna congruenza con il principio costituzionalmente tutelato della libertà di manifestazione del pensiero”. Questo è uno dei passaggi dell’articolo “Odio ergo sum” di Mario Morcellini, Commissario Agcom, pubblicato sul quotidiano Il Foglio.
Morcellini, da sociologo, analizzando hate speech, fake news e cyberbullismo, scrive: “È diventato più semplice attaccare l’altro, distruggerlo, delegittimarlo e denigrarlo, piuttosto che argomentare una posizione con proprie idee”…”i discorsi sull’odio veicolati attraverso il web trovano terreno fertilissimo nei social network, perché in tali luoghi è possibile esprimersi liberamente ‘dietro uno schermo’, talora mascherando la vigliaccheria con un nickname di fantasia”.
Difatti, per strada o in un locale, aggiunge il Commissario Agcom, chi potrebbe unirsi a una conversazione tra due o più persone o giudicare una foto fatta da alcuni turisti a un paesaggio o a una piazza?
Il web non è far web
Dunque giuridicamente in Italia come sono sanzionati questi comportamenti? L’hate speech rientra nel reato penale della diffamazione e quando viene commesso mediante un mezzo di comunicazione di massa si applica il reato di diffamazione aggravata. E sulle fake news? Al Senato è stato presentato un disegno di legge, prima firmataria la senatrice Adele Gambaro (Ala-Sc), che prevede multe e carcere per chi scrive bufale online. Però, la proposta di legge ha suscitato subito reazioni negative da parte di diversi parlamentari. Una su tutte quella di Mirella Liuzzi (M5S): “Con la scusa delle fake news, si vuole colpire il web e la libertà di espressione. Un testo di legge folle”.
Mario Morcellini, nel lungo articolo sul Foglio, ricorda che in Germania il Parlamento ha approvato la legge per contrastare il fenomeno, anche in vista delle prossime elezioni politiche. “La legge entrerà in vigore il 1° ottobre e impone ai titolari dei social tempestività e trasparenza nell’eliminazione dei contenuti illegali, prevedendo sanzioni pecuniarie altissime”, scrive Morcellini, che aggiunge: “Occorre anche da noi avere il coraggio di tematizzare con chiarezza le derive di questi comportamenti, altrimenti onnipotenti, che si annidano nelle zone grigie del ‘far web’ in cui il legislatore italiano non è ancora intervenuto”.
Riformare Agcom nell’era dei social
Nell’era dei social network e della post-verità Mario Morcellini propone di ripensare al ruolo dell’Agcom, che per quanto riguarda, per esempio, l’hate speech “si è limitata a richiamare le emittenti televisive non avendo il potere di intervenire nei confronti delle piattaforme di condivisione (in cui non è deducibile la responsabilità editoriale). Ecco, dunque, la proposta di Morcellini: “C’è la necessità di ripensare al ruolo del Garante della Comunicazione nell’era della condivisione digitale. Stiamo parlando di fenomeni che riguardano ormai oltre un decennio, eppure non hanno avuto, come risposta dovuta, strumenti di intervento adeguati al repentino mutamento tecnologico e culturale”. “Il rischio che corriamo”, afferma il Commissario Agcom”, è quello di differire ancora una volta la progettazione di una tastiera di efficaci strumenti di tutela della dignità umana che risulti equivalente sia per i media tradizionali che per i social”.
Come avere la consapevolezza critica degli utenti
Mario Morcellini conclude l’articolo avanzando una soluzione ai problemi nati con i social. “Come sottolineato dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, pensare che una nuova legge, o peggio l’estensione di quella sull’editoria ai social network, possa di per sé essere sufficiente a risolvere il problema appare al momento utopistico”. Allora ecco la soluzione che propone: “Solo esercitando una funzione pienamente regolatoria, si potrà davvero perseguire una cultura di consapevolezza critica degli utenti, anche individuando strumenti di monitoraggio dei dibattiti e dei toni delle conversazioni in televisione e in Rete, ma per un tale obiettivo è indispensabile il supporto dei giganti del web come quello dei giornalisti e dei media”. “Questa è una nuova sfida”, conclude Mario Morcellini, “per le nostre Istituzioni e non è secondaria”.
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