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Tra meno di un mese gli utenti dell’Unione europea avranno più possibilità di scelta, e quindi godranno di una maggiore concorrenza, quando cercano su Google un prodotto da acquistare online. Infatti Alphabet, la holding che controlla Big G, è pronta a modificare gli algoritmi del suo motore di ricerca per consentire un’indicizzazione, con lo stesso ranking, a tutti i servizi di comparazione dei prodotti, dunque senza più favorire il suo ‘Google Shopping’.

La novità, prevista entro il 28 settembre in tutti i Paesi Ue, è frutto della maxi multa, da 2,4 miliardi di euro, con cui l’Antitrust Ue ha sanzionato Google il 27 giugno scorso per abuso di posizione dominante nel campo dei motori di ricerca, perché ha dato un vantaggio competitivo illegale al suo servizio di comparazione degli acquisti ‘Google Shopping’ ai danni dei concorrenti, penalizzati nei risultati del motore.
L’azienda, se entro il 28 settembre prossimo non mette fine alla pratica, dovrà pagare una nuova ammenda, fino al 5% dei ricavi giornalieri medi di Alphabet in tutto il mondo: calcolatrice alla mano parliamo di circa 12 milioni di dollari per ogni giorno di ritardo.

Così ieri la società californiana, rispettando la scadenza dei 60 giorni, ha presentato le sue proposte di modifica del search engine alla Direzione generale sulla Concorrenza, con a capo Margrethe Vestager, il Commissario che ha terminato l’indagine avviata sette anni fa sul servizio di shopping di Google. Adesso se le proposte di modifica degli algoritmi ottengono l’ok dall’Antitrust allora entro un mese circa in tutti i 28 Paesi dell’Unione europea sarà online una nuova “versione” di Google. Sarà finalmente (si spera) super partes, almeno per l’eCommerce.

La posizione dominante di Google sullo shopping online

Secondo l’Antitrust europeo Google ha sistematicamente dato maggior risalto al suo servizio di comparazione degli acquisti: quando un utente cerca su Google un prodotto, il suo servizio di shopping gli propone le varie possibilità accanto ai risultati in alto, quindi molto visibili (come mostra la grafica realizzata dalla Commissione Ue). I servizi di comparazione degli acquisti dei suoi rivali, sono invece lasciati nella colonna dei risultati generici, selezionati dagli algoritmi generici. “Le prove dimostrano che il competitor messo maggiormente in risalto compare soltanto a pagina 4 dei risultati”, scrive la Commissione. Il problema è che i consumatori cliccano molto più spesso sui prodotti più visibili, e quindi su quelli sponsorizzati da Google. I numeri non lasciano dubbi, spiegano i regolatori europei: i risultati sulla prima pagina guadagnano il 95% di tutti i click, quelli sulla seconda solo l’1%. E anche Google lo sa bene per questo ha favorito il suo servizio di comparazione dei prodotti acquistabili online. A breve non lo farà più.

 

 

Per approfondire: La Commissione Ue ‘dichiara guerra’ a Google, maximulta da 2,42 miliardi

 

 

 

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