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Apple sotto inchiesta in Francia per l’obsolescenza programmata. Cos’è e perché l’Italia è zona franca

È la prima volta che succede nella storia. L’apertura di un’indagine contro aziende per sospetta obsolescenza programmata, la pratica di realizzare, volutamente, prodotti con un ciclo di vita programmata, di circa 2-3 anni, per costringere così il consumatore ad acquistarne uno nuovo. Con questa accusa la giustizia francese ha aperto un’inchiesta sulla Apple per “l’invecchiamento precoce” dei suoi dispositivi, come gli iPhone, che subirebbero una riduzione programmata delle prestazioni e della durata della batteria. La decisione della procura di Parigi fa seguito all’iniziativa di un’associazione, “Halte a l’obsolescence programmée” (Hop) – “Stop all’obsolescenza programmata”, che ha portato la vicenda all’attenzione dell’autorità giudiziaria. Nel mirino non c’è solo l’azienda di Cupertino. La Procura di Nanterre (a nord-ovest di Parigi), affidando l’inchiesta alla Direzione generale repressione frodi del Ministero dell’economia, ha puntato gli occhi anche su quattro multinazionali produttrici di stampanti, Epson, Brother, Canon e HP, accusate di far pagare salato ai consumatori l’inchiostro nelle cartucce: un litro d’inchiostro costa 2.062 euro, il doppio di un litro di profumo Chanel n.5, cento volte di più di una bottiglia di Bordeaux e quasi 2mila volte un litro di benzina senza piombo.

 

In Francia la legge ‘Hamon’ vieta l’obsolescenza programmata e punisce l’azienda con una maxi-multa e i dirigenti con il carcere

L’accusa è di truffa a Apple e alle quattro multinazionali produttrici di stampanti, Epson, Brother, Canon e HP. La giustizia francese ha aperto l’indagine per presunta violazione della legge Hamon, promulgata il 19 agosto 2015: “qualunque azienda accorci deliberatamente la durata dei propri prodotti possa essere multata con un’ammenda di 300mila euro più una contravvenzione fino al 5% delle proprie vendite annuali mentre i dirigenti rischiano fino a due anni di carcere”. La norma, voluta dall’allora ministro dell’Ambiente Ségolène Royal, è entrata nel Codice del commercio e definisce i contorni di quella che viene considerata una vera e propria truffa: il “delit d’obsolescence programmée”.

 

E in Italia? La proposta di legge è ferma in Parlamento dal 2015

 

Il nostro Paese è ancora zona franca per le aziende che realizzano prodotti di varia natura, come stampanti o smartphone, e ricorrono alla pratica industriale dell’obsolescenza programmata per pianificare che si rompano dopo un certo numero di cicli. La proposta di legge presentata per contrastare questo fenomeno è ferma in Parlamento dal 4 novembre 2015. Ecco, dunque, una battaglia da portare avanti con la prossima legislatura e con le associazioni dei consumatori.

 

Per approfondire:

 

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