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Web tax, si allarga il fronte europeo (ma serve l’unanimità a 27)

Altri quattro paesi aderiscono alla proposta di Francia, Germania, Spagna e Italia per l’introduzione di un regime fiscale più severo nei confronti dei cosiddetti GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) in discussione oggi e domani al summit sulla fiscalità dell’Ecofin in corso a Tallin.

Si tratta di Grecia, Slovenia, Austria e Bulgaria che, secondo quanto riportato da Le Monde, hanno aderito oggi alla proposta di introdurre nella Ue un regime fiscale armonizzato, basato sul fatturato e non più sugli utili alle piattaforme digitali. Secondo il quotidiano francese anche la Polonia con un drappello di paesi sarebbe orientata a sostenere la proposta, anche se non intende sottoscriverla ufficialmente.

La decisione finale, con le possibili opzioni fra cui scegliere, sarà comunicata entro il 29 settembre prossimo al prossimo summit europeo dedicato al digitale.

Sulla questione della web tax “era necessario dare un’accelerazione”, perché il “tema ormai era maturo da tempo”, ha detto oggi il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan entrando all’Eurogruppo ed Ecofin informali di Tallinn. Padoan ha ricordato che la posizione dell’Italia è riflessa nella lettera inviata la scorsa settimana alla presidenza estone assieme a Francia, Germania e Spagna. E’ un tema “naturalmente complesso”, ma su cui “speriamo di fare progressi”, ha aggiunto. A sua volta il ministro francese Bruno Le Maire si è detto “fiducioso” che “alla fine dell’incontro di sabato avremo il sostegno di molti altri Stati” alla proposta, accolta “con favore” a Bruxelles come ha assicurato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. “Il settore digitale deve pagare le tasse come tutti” ha detto, spiegando che entro il summit digitale del 29 settembre la Commissione Ue presenterà un documento con le diverse opzioni disponibili tra cui i leader potranno scegliere, in attesa di verificare se alla fine la Commissione Juncker darà veramente disco verde.

C’è da dire, però, che l’iniziativa a spron battuto della Francia e degli altri paesi sulla web tax avrebbe irritato sia i tecnici di Bruxelles che stanno lavorando sulla materia, sia l’Ocse che a sua volta è impegnata sull’armonizzazione del quadro fiscale Ue per il digitale. Lo stesso Moscovici ieri mattina ha detto che l’iniziativa francese è apprezzabile, ma che in materia fiscale è necessario che i paesi Ue si muovano all’unisono, con l’accordo dei 27.

Per il momento sono 8 i paesi che hanno dichiarato il loro appoggio alla proposta transalpina e peraltro manca ancora all’appello il sostegno dell’Estonia, presidente di turno, che a sua volta ha avanzato una sua proposta alternativa, ovvero di tassare le imprese sulla base del numero di clienti o di contratti in un dato paese.

Intanto, emerge qualche dubbio sulla fattibilità della proposta francese. In concreto, resta da capire come calcolare i ricavi dei grandi player del web per singolo paese; come impedire che le aziende (soprattutto le startup) che già pagano regolarmente le tasse nei singoli paesi non vengano penalizzate e costrette a pagare anche la web tax; come dare solidità giuridica ad un provvedimento che, di fatto, riguarda soltanto un numero esiguo di imprese. Si tratta di domande che al momento restano aperte, mentre mancano studi d’impatto specifici in materia.

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