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Vivendi-Tim, il Governo prende tempo sul golden power. Schiarita sui bandi Infratel?

Il Governo prende tempo sull’eventuale esercizio della golden power su Tim, la norma che consente al Governo di intervenire nel caso in cui asset strategici per gli interessi e la sicurezza del paese (come la rete di Sparkle) sono a rischio. Secondo quanto riferito dal Sole 24 Ore, il gruppo di coordinamento che a Palazzo Chigi affianca il Governo, per appurare l’eventuale mancata notifica da parte di Vivendi del cambio di controllo in Tim, si prenderà più tempo per prendere una posizione definitiva. La chiusura dell’istruttoria del gruppo di coordinamento non è più attesa il 19 settembre, ma dovrebbe slittare al 25 settembre.

Sotto il faro di Palazzo Chigi la comunicazione di Vivendi a fine marzo alla Commissione Ue dell’ipotesi di “controllo de facto” di Tim, e l’avvio della “direzione e coordinamento” (semplice “cambio di governance”, ma non di “controllo” secondo gli avvocati di Telecom Italia) il 4 agosto da parte del gruppo francese sull’azienda italiana.

Vivendi nega di esercitare un controllo di fatto su Tim, non essendo la sua partecipazione sufficiente a “esercitare in modo stabile un’influenza dominante nelle assemblee” dell’operatore italiano. Per questo giudica inapplicabile la golden power da parte del governo italiano.

Insomma, la questione è molto delicata e prima di (eventualmente) incrociare le lame con Vivendi, il Governo vuole vagliare con cura ogni possibile risvolto della vicenda. In primo luogo, sull’applicabilità della golden power ad una società europea, qual è Vivendi.

 

Schiarita sui bandi Infratel?

Nel frattempo, sul fronte dei bandi Infratel, il Governo e Tim starebbero negoziando dietro le quinte per trovare un accordo e superare il muro contro muro che certamente ha contribuito all’avvicendamento dell’ad Flavio Cattaneo, che aveva fortemente criticato i bandi assegnati a Open Fiber. Secondo Cattaneo la formulazione dei bandi avrebbe favorito l’operatore controllato da Enel e Cdp.

Il Sole 24 Ore fa sapere che un incontro fra Infratel e Tim per riaprire il dialogo sui bandi nelle aree bianche è fissato per il 20 settembre. Un clima più sereno su questo fronte potrebbe spingere il Governo a più miti consigli sulla partita golden power, che potrebbe essere superata con l’eventuale cessione di Sparkle, la società del gruppo Tlc che controlla la rete sottomarina in fibra del gruppo Tlc, considerata appunto strategica dal Governo.

 

L’avventura italiana di Vivendi

L’avventura italiana di Vivendi si sta rivelando alquanto costosa per le tasche di Vincent Bollorè, alle prese con una richiesta di risarcimento danni di 3 miliardi da parte di Mediaset e Fininvest, per la mancata acquisizione di Premium e la successiva scalata al Biscione. Mediaset e Rti chiedono 2 miliardi di risarcimento, Finivest un miliardo. Il prossimo appuntamento in Tribunale a Milano è fissato il 19 dicembre.

Intanto, fra due giorni è attesa la riunione del Consiglio Agcom che esaminerà il nuovo piano di Vivendi per diminuire le sue quote in Tim o Mediaset. Si prevede che il gruppo francese proporrà la creazione di un blind trust per il 20% circa di Mediaset.

In base a documenti ufficiali sul primo semestre dell’anno pubblicati da Vivendi, il gruppo francese ha investito complessivamente 1,25 miliardi di euro per rilevare 340.246 azioni Mediaset, pari al 29,94% del capitale. Oggi, la minus valenza potenziale per Vivendi è di circa 211 milioni.

Per quanto riguarda Telecom Italia, di cui Vivendi è primo azionista con il 23,9%, porterebbe una minus valenza potenziale di circa un miliardo per le casse del gruppo transalpino.

Ma quello in Tim è considerato un investimento strategico a lungo termine, e vista la complessità della campagna italiana, Bollorè dovrebbe avere tutto l’interessa a superare le frizioni con le istituzioni di casa nostra.

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