Usa, i Repubblicani tentano un’altra offensiva contro l’Obamacare
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – La maggioranza repubblicana al Senato degli Stati Uniti ha intrapreso lunedi’ un altro tentativo di abrogare l’Affordable Care Act (“Obamacare”), la riforma della sanita’ introdotta dal presidente Usa Barack Obama, oggi in crisi a causa del progressivo collasso del sistema di polizze assicurazioni convenzionate. I Repubblicani, che a causa delle divisioni interne e dell’ostilita’ rivolta al presidente Donald Trump hanno clamorosamente fallito un tentativo di abrogazione lo scorso luglio, sono intenzionati a fare un altro tentativo. A guidare la mediazione, questa volta, sono i senatori Lindsey Graham del South Carolina e Bill Cassidy della Louisiana, che avevano annunciato le loro intenzioni all’inizio del mese, tra lo scetticismo generale, ma ora sostengono che gli sforzi di mediazione stiano sortendo effetti incoraggianti. I tre senatori repubblicani che lo scorso luglio hanno votato contro la proposta di riforma della sanita’ della leadership repubblicana – John McCain dell’Arizona, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska – non si sono ancora pronunciati; McCain, pero’, e’ sotto pressione: il senatore a lui piu’ vicino, Doug Ducey, anch’egli dell’Arizona, lunedi’ si e’ espresso convintamente in favore dell’iniziativa di Graham e Cassidy. La proposta avanzata dai due senatori prevede l’assegnazione dei fondi federali per la salute ai singoli Stati federati, cui verrebbero concessi ampi margini di autonomia sulle politiche; l’Obamacare rimarrebbe parzialmente in vigore, ma senza la lunga lista di clausole obbligatorie che rendono costosissime le polizze assicurative e con drastici tagli al programma assistenziale Medicaid.
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Venezuela, Trump raccoglie i leader latinoamericani contro la “dittatura” di Maduro
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – In Venezuela si soffre la fame ed e’ necessario garantire al piu’ presto un ritorno alle condizioni della piena democrazia. Sono i temi principali discussi al tavolo in cui erano riuniti, ieri a New York, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il presidente brasiliano Michel Temer, il colombiano Juan Manuel Santos, il panamense Juan Carlos Varela e la vicepresidente argentina Gabriela Michetti. Una cena che ha avuto ampia eco sui media latinoamericani, attenti a descrivere le possibili nuove azioni di intervento su Caracas e la tenuta delle relazioni tra Washington e alcune delle principali capitali della regione. Le testate, in primis quelle venezuelane, mettono l’accento sul riferimento che Trump ha fatto rispetto a possibili nuove misure, dopo le sanzioni comminate a fine agosto. “Siamo preparati a prendere iniziative se il governo del Venezuela insiste nella strada di imporre la sua autorita’ sulla gente di quel paese”, ha detto l’inquilino della Casa Bianca. Ma alla condanna per le “violazioni dei diritti umani” perpetrate da quella che per Trump e’ una dittatura, il tavolo non fa seguire per il momento decisioni concrete di altro genere. Tra l’altro, riporta il quotidiano argentino “Clarin”, anche perche’ gli stessi presidenti oltre a condividere il senso di gravita’ della situazione, hanno parlato “delle differenze che esistono all’interno della stessa opposizione in Venezuela sulla proposta della Repubblica dominicana per un dialogo che metta fine alla contesa”. Dialogo che e’ giunto al suo terzo tentativo ma sul quale aleggiano i timori e le prudenze della variegata coalizione degli oppositori a Maduro. Una scena sulla quale grava nelle ultime ore la morte in carcere dell’oppositore Carlos Andre’s Garcia: il suo partito, Primero Justicia, aveva denunciato il fatto spiegando che le autorita’ non avevano garantito la necessaria attenzione medica, il Tribunale supremo di giustizia (Tsj) ha precisato che l’uomo soffriva, probabilmente senza esserne a conoscenza, di una presunta malattia immunodeficiente collegata all’Hiv. Un quadro delicato nel quale non e’ pensabile nessun intervento di forza dall’esterno, ha avvertito il colombiano Santos: “Abbiamo ripetuto a Trump, gliel’ho ripetuto o e gli altri capi di Stato, che qualsiasi intervento militare non avra’ nessun tipo di appoggio in America latina”, ha detto il presidente segnalando la cena ha rafforzato la necessita’ di agire in modo coordinato ma non ha portato a nessuna dichiarazione comune. Al tavolo non era rappresentato il Messico, paese capofila nella condanna alle politiche di Caracas, ma che attraversa un periodo di relazioni complesse con gli Stati Uniti. Lo segnala il quotidiano “Proceso” ricordando che le fonti ufficiali non hanno chiarito se l’invito sia stato consegnato o meno, ma il presidente Enrique Pena Nieto aveva gia’ parlato di un problema “di agenda”. La cena era stata anticipata dalle parole critiche del ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza, secondo cui “il signor Trump non ha nulla da dire sul Venezuela, che e’ un paese libero e sovrano. Si riuniscano pure – ha proseguito il ministro – per parlare delle loro relazioni bilaterali, dei muri che vuole costruire, delle guerre che vuole scatenare nel mondo”.
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Trump illustrera’ all’Onu una nuova visone del ruolo globale degli Stati Uniti
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, terra’ questa sera (martedi’) il suo primo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Stando alla “Washington Post”, il presidente sfruttera’ l’occasione per presentare una visione del ruolo globale degli Stati Uniti compatibile con “i valori e le tradizioni” del paese, e che guardi “ai risultati, non alle ideologie”. Cio’ dovrebbe significare anzitutto un rifiuto dell’idea di promozione della democrazia all’estero: una linea che l’amministrazione Trump ha gia’ espresso con riferimento all’Afghanistan e alla Siria. Il discorso del presidente, dunque, si distinguera’ nettamente da quelli dei suoi predecessori per la netta dicotomia tra “l’impegno a mutare le condizioni globali per garantire la prosperita’ e la sicurezza degli Stati Uniti, e l’assenza di una promozione esplicita dello stile di vita statunitense”. Nei mesi scorsi l’agenda marcatamente nazionalista del presidente Usa e’ stata fonte di preoccupazione per gli alleati e i partner degli Usa, le cui delegazioni sono presenti a New York tra quelle di 150 paesi che partecipano alla 72 ma Assemblea generale. Nelle ultime settimane, pero’, Trump ha gradualmente accantonato l’approccio basato sul primato degli Stati Uniti, tendendo una mano ad organizzazioni internazionali come l’Onu e la Nato per far fronte a minacce destabilizzatrici come il nucleare nordcoreano e lo Stato islamico. Trump ha inaugurato con il primo intervento all’Onu di lunedi’ una settimana di intensa diplomazia. Durante il discorso di questa sera, Trump dara’ ampio spazio ai principali avversari della sua amministrazione: la gia’ citata Corea del Nord e l’Iran; il presidente presentera’ entrambi come pericoli troppo grandi perche’ i singoli paesi possano “rimanere in disparte come spettatori della storia”. Trump, spiegano le fonti dell’amministrazione, parlera’ di obiettivi comuni, spiegando pero’ che gli Usa “non intendono insegnare ai loro interlocutori come vivere, di quali sistemi di governo dotarsi”. il presidente fara’ appello ad un meccanismo di cooperazione che si basi “sul rispetto della sovranita’ delle nazioni”. Sulla Casa Bianca, incombe pero’ la scadenza del 15 ottobre, data entro cui il presidente dovra’ notificare al Congresso se l’Iran stia rispettando o meno gli impegni assunti nel 2015 con l’accordo sul nucleare; un accordo che stando alle fonti dell’amministrazione presidenziale citate dalla “Washington Post”, il presidente continua a ritenere “profondamente fallato”, e che sara’ al centro del primo faccia a faccia di Trump di questa settimana, con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
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Energia, le imprese spagnole pronte al valzer europeo delle fusioni
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – Le grandi compagnie elettriche spagnole, Iberdrola, Gas Natural Fenosa ed Endesa, sono pronte a partecipare all’atteso valzer nel mercato energetico mondiale, europeo in particolare. Lo scrive il quotidiano economico spagnolo “”Expansion” riportando il parere con cui gli esperti annunciano per i prossimi mesi ampi rivolgimenti nel settore, “con una serie di movimenti che non si vedevano da una decina d’anni, quando il colosso tedesco E.On scateno’ una guerra di opa su Endesa”. Le “regole del gioco” sono le stesse, avverte la testata (“aggiudicarsi economie di scala e sfruttare l’abbondanza di finanziamenti”), ma rispetto a un decennio fa i competitor spagnoli hanno piu’ chance di successo dinanzi agli altri giocatori europei. Allora Iberdrola valeva un terzo di quanto muoveva la francese Edf in borsa, “oggi si contende la guida della capitalizzazione con l’italiana Enel”. Gas Natural, che “nel 2007 entrava a malapena nella graduatoria delle otto maggiori compagnie energetiche europee, supera oggi vecchi colossi come RWe” ed Endesa, un tempo settima tra le sigle continentali del settore “a larga distanza dalla sesta”, e’ ascesa alle prime 5 posizioni. Forti di una accresciuta capacita’ di fare shopping o di dare vita a fusioni, le sigle spagnole hanno iniziato a “sondare opzioni” in un mercato in cui “tutti parlano con tutti”, scrive il quotidiano riportando la voce dei dirigenti del settore. Iberdorla e’ concentrata sul possibile “epicentro” del terremoto di mercato, la Germania reduce delllo stop al nucleare pronunciato dal governo: in agenda una possibile offerta per Innogy, sigla che Rwe ha costituito mettendo assieme gli asset migliori dell’azienda. nella nuova gara “non puo’ mancare l’Enel”, sottolinea “Expansion”: “da mesi il mercato da’ per scontato che Enel” sia disposta a vendere la controllata Endesa si ha bisogno di liquido per effettuare “un grande acquisto. Da prima dell’estate, in Spagna si parla anche di una possibile operazione tra Gas Natural ed Endesa. La cosa certa e’ che il presidente di gas Natural Isidro Faine’ ha iniziato a valutare ipotesi alternative”. Da presidente della Fondazione La Caixa – che tramite Criteria il primo azionista di Gas Natural -, Faine’ ha stabilito contatti con il primo azionista della Energias de Portugal, il governo cinese.
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Carney, la Brexit e’ un esempio di deglobalizzazione
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – La Brexit e’ un esempio unico di globalizzazione, che colpira’ l’economia britannica indebolendo i legami commerciali con l’Unione Europea e portera’ a maggiori pressioni inflazionistiche anche dopo la fine dell’effetto del recente deprezzamento della sterlina. Lo ha detto il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, scelto quest’anno come relatore dell’annuale conferenza “Michel Camdessus Central Banking Lecture”, al Fondo monetario internazionale, a Washington. Il banchiere centrale, riferisce il “Financial Times”, ha spiegato che anche se l’intenzione non fosse quella di chiudere il Regno Unito rispetto al resto del mondo, inizialmente l’esito principale sara’ proprio una chiusura, perche’ i legami commerciali con L’Europa saranno danneggiati e ci vorra’ tempo per far crescere quelli con altri paesi. Cio’ comportera’ prezzi piu’ alti per i consumatori e un probabile aumento dei tassi di interesse per tenere l’inflazione sotto controllo. Considerando la storia degli ultimi cinquant’anni, il leader della Boe ha concluso che il processo di globalizzazione ha portato a una riduzione dell’inflazione e dei tassi di interesse in molti paesi e che l’integrazione commerciale ha migliorato l’offerta di beni, servizi e lavoro. Rispetto ai decenni scorsi, la Brexit si presenta come un esperimento unico: “Sara’, almeno per un periodo di tempo, un esempio di deglobalizzazione”, ha sintetizzato, aggiungendo che “procedera’ rapidamente” e che i suoi effetti “possono essere anticipati”. A suo parere, sara’ impegnativo mantenere i legami commerciali esistenti con l’Ue, in particolare nelle industrie con catene di forniture integrate, che saranno soggette a pressioni inflazionistiche, probabilmente “rafforzate dagli sviluppi nel mercato del lavoro”. Probabilmente anche la produttivita’ sara’ colpita: “E’ fondamentale riconoscere che la Brexit rappresenta un vero shock per il quale la politica monetaria puo’ fare poco”, ha dichiarato Carney, precisando che “l’impatto effettivo dipendera’ dalla rapidita’ con cui saranno sostituiti gli accessi ai mercati europeo e di paesi terzi”. Riguardo all’inflazione, il governatore della Banca d’Inghilterra ha fatto riferimento non all’attuale aumento dei prezzi al consumo alimentato dalla svalutazione della sterlina dopo la decisione referendaria dell’anno scorso di uscire dall’Unione Europea, ma all’indebolimento delle relazioni dopo l’uscita, che limitera’ la velocita’ di espansione dell’economia: qualsiasi crescita sara’ piu’ inflazionistica e richiedera’ tassi di interesse piu’ alti. Carney ha ricordato, infine, il taglio dei tassi dopo il referendum, “uno stimolo che sta funzionando”; di conseguenza, ha avvertito, “sta diminuendo lo scambio tra inflazione e capacita’ di riserva”.
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Il Regno Unito chiede un nuovo trattato di cooperazione nella sicurezza per il dopo Brexit
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – Il governo del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, ha pubblicato un documento sulla cooperazione con l’Unione Europea in materia di sicurezza, applicazione della legge e giustizia penale dopo la Brexit, avvertendo che senza un accordo l’azione contro il terrorismo e la criminalita’ si indebolirebbe rispetto a oggi, aggravando i rischi per i cittadini da una parte e dall’altra della Manica. Londra punta a un “ambizioso” modello di collaborazione al di fuori della giurisdizione della Corte europea di giustizia e si dice ottimista sull’esito del negoziato. L’alternativa, secondo il documento, e’ limitare la cooperazione a quelle aree in cui esistono precedenti tra l’Ue e paesi terzi: “un approccio possibile”, ma “al di sotto delle attuali capacita’”, i cui effetti sarebbero circoscritti, col rischio di creare “vuoti operativi” sia in Gran Bretagna che nei paesi membri dell’Unione. Tra gli esempi citati c’e’ la condivisione dei dati dei passeggeri aerei: gli accordi esistenti tra l’Ue e paesi terzi comportano accessi limitati ai rispettivi database. Il Regno Unito preme, quindi, per “un inquadramento generale della futura sicurezza, applicazione della legge e giustizia penale”, con un trattato vincolante per entrambe le parti e un meccanismo di risoluzione delle dispute, preferendolo a una serie di accordi separati. In particolare, il paese uscente e’ interessato al mantenimento di diversi strumenti: appartenenza all’Europol, l’agenzia incaricata dell’applicazione della legge; trasposizione delle disposizioni del mandato d’arresto europeo; partecipazione al registro dei dati dei passeggeri aerei e al Sistema di informazione Schengen di seconda generazione (Sis II) per lo scambio di segnalazioni di persone sospettate di reati; prosecuzione dell’accordo di Prum sullo scambio di Dna, impronte digitali e dati di immatricolazione dei veicoli.
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Francia, governo riduce i tagli per il 2018
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – Il governo francese ha rivisto ai ribasso le sue ambizioni economiche per il 2018, in un contesto di malcontento contro i tagli al budget di bilancio. All’inizio di luglio il primo ministro aveva previsto tagli per 20 miliardi di euro, denunciando una “dipendenza francese dalla spesa pubblica”. Adesso, secondo fonti citate dall’Afp, l’obiettivo contenuto nella legge di bilancio, che sara’ presenta il prossimo 27 settembre in Consiglio dei ministri, vede questa cifra ridotta a “circa 16 miliardi di euro”. La revisione tiene conto di nuovi elementi a disposizione dell’esecutivo, tra cui la crescita economica prevista e gli introiti fiscali. Secondo le previsioni la crescita per il 2017 passera’ da 1,6 a 1,7 per cento, un segnale dell’aumento delle entrate fiscali per quest’anno e per il 2018. La congiuntura potrebbe portare l’esecutivo a rivedere al ribasso il suo obiettivo di ridurre il deficit di bilancio alla fine del 2018: l’obiettivo potrebbe essere fissato al 2,6 per cento del Pil, invece che al 2,7 per cento. Per il ministero dell’Economia la spesa pubblica diminuira’ dello 0,7 per cento in rapporto al Pil l’anno prossimo. All’inizio del mese di luglio l’esecutivo si era oriento su un taglio della spesa pubblica dello 0,9 per cento, dal 54,7 per cento del Pil nel 2017 al 53,8 per cento nel 2018.
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Il clima tra le priorita’ di Macron alle Nazioni Unite
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – La lotta contro il cambiamento climatico figura tra i temi in cima all’agenda della prima Assemblea generale Onu del presidente francese Emmanuel Macron, arrivato ieri a New York. La diplomazia francese nutre la speranza di ammorbidire le posizioni della Casa Bianca in merito all’accordo di Parigi. “Abbiamo preso atto delle dichiarazioni del presidente Trump sulla sua intenzione di non rispettare l’accordo. Al momento nessun provvedimento in tal senso e’ stato adottato. Possiamo ancora sperare di convincerlo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian , parlando a New York durante un punto stampa. Il 1 giugno scorso il presidente Trump ha reso nota la sua decisione di ritirare gli Stati Uniti – tra i maggiori produttori di gas a effetto serra – dal quadro multilaterale fissato durante la Cop21, nel dicembre 2015, per contenere il riscaldamento climatico sotto la soglia dei 2°C. Lo scorso 4 agosto Trump ha confermato la sua intenzione di “esercitare il diritto di ritirarsi dall’accordo di Parigi”, ma senza chiudere la porta a un possibile impegno degli Usa. Oggi il capo dello stato francese aprira’ il dossier sul clima. In mattinata e’ previsto un incontro con i rappresentanti delle Ong internazionali, attive nel campo della solidarieta’ internazionale, dei diritti umani e nella lotta al cambiamento climatico. Durante il suo discorso all’Assemblea generale, rivisto per le ore 12 (18 ora locale), Macron tornera’ sul concetto di “beni comuni”, sviluppato nel suo discorso di apertura della settimana degli ambasciatori. “Il nostro primo bene comune e’ il pianeta”, aveva detto allora il capo dell’Eliseo. Nel pomeriggio Macron e’ atteso al Vertice per un patto mondiale sull’ambiente, un documento che punta a riunire in un unico testo i diversi elementi costitutivi del diritto internazionale dell’ambiente. A fine giornata Macron incontrera’ il segretario generale Onu Guterres, in occasione del “dialogo dei leader sul clima”. L’obiettivo e’ quello di identificare una “staffetta” delle azioni sul clima tra i leader mondiali.
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Germania, globalizzazione: Steinmeier chiede un maggiore impegno politico dell’economia
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Repubblica tedesco, Frank-Walter Steinmeier, che in passato e’ stato ministro dell’Economia sotto il governo del cancelliere Gerhard Schroder, ha tenuto lo scorso lunedi’ il suo primo discorso economico in qualita’ di capo dello Stato durante l’inaugurazione della piu’ grande fiera per le macchine utensili del mondo, l’Emo di Hannover. “Vi auguro ogni bene: che possiate alzare la voce per un mondo aperto alle istituzioni e al libero commercio mondiale”, ha dichiarato. Il discorso di Steinmeier e’ stato un appello per il libero scambio, che ha descritto come “garanzia della pace e guida del progresso” contro “il ritorno di un mondo di Stati-nazione che desiderano solo recinzioni e muri”. In questi tempi turbolenti, ha spiegato il presidente tedesco, ci sono tre fattori per il successo economico: “l’apertura, la volonta’ di cambiare e una qualificazione eccezionale”. Questo martedi’ Steinmeier aprira’ una serie di eventi sul futuro della democrazia che si terranno nella residenza presidenziale del castello di Bellevue. L’economia, a giudizio del presidente, e’ tormentata dai poteri autocratici, come quello russo e quello cinese, nonche’ dall’avanzata delle forze politiche populiste.
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Germania, Gabriel attacca l’Unione di centrodestra: “Nessuno dovrebbe essere dimenticato a causa dei rifugiati”
19 set 11:01 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd) ha accusato i partiti dell’Unione di centrodestra, azionisti di maggioranza del governo federale, di trascurare i tedeschi a causa dei rifugiati. “Dobbiamo dimostrare ai tedeschi che siamo un paese forte e che non si deve dimenticare nessuno a causa dei rifugiati”, ha dichiarato il ministro al quotidiano “Bild” a pochi giorni dalle elezioni politiche, che vedono il suo partito in forte svantaggio rispetto alla Cdu di Angela Merkel. Gabriel ha fatto particolare riferimento proprio ai Cristiano democratici e ai Cristiano sociali (Cdu e Csu). “Abbiamo dovuto combattere anche per i 3.000 nuovi posti di lavoro nella polizia federale, contro la resistenza del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble (Cdu). Questo prova che l’Unione non avrebbe fatto nulla per la gente locale”, ha dichiarato. “Abbiamo un compito doppio d’integrazione: sia quello di assistere quanti sono da poco arrivati in Germania, sia quello di mantenerci vicini a quanti vivono da sempre nel Paese”, ha detto Gabriel. Il leader della Csu Joachim Herrmann ha sposato a sorpresa le critiche del ministro socialdemocratico, riconoscendo che negli ultimi anni l’Unione ha trascurato la “gente comune”, rendendosi corresponsabile del successo del partito di destra Alternativa per la Germania (AfD). Il partito, che critica aspramente la politica dei rifugiati del governo federale e piu’ in generale l’ondata immigratoria senza precedenti degli ultimi anni, stando ai sondaggi si appresta a divenire la terza forza politica del paese.
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