Sulle strade della California c’è un ‘traffico’ di veicoli driveless. Con l’autorizzazione delle autorità USA a Samsung ora, in totale, sono 39 le compagnie che testano auto a guida autonoma nello Stato americano. Ci sono alcuni dei marchi più famosi dell’industria automobilistica come Mercedes, Volkswagen, Nissan, Bmw, Tesla e Ford ma anche Google e Apple.
È la dimostrazione che la macchina senza conducente alla guida è tornata di moda perché ora le aziende hanno una ‘marcia’ in più per riuscire a superare la sfida della sicurezza: è l’intelligenza artificiale (IA). L’obiettivo, infatti, anche del colosso sudcoreano è sviluppare algoritmi di IA per rendere le automobili più sicure ed evitare sinistri, per esempio, come è avvenuto un anno fa con il primo incidente mortale con il pilota automatico. La vittima era a bordo di una Tesla e sotto accusa l’ente federale Usa per la sicurezza stradale (NHTSA) ha messo il sistema ‘autopilot’ della vettura ModelS perché attivato dal conducente durante il viaggio.
Ok a Samsung per test in California
Non è il battesimo di Samsung in questo mercato, perché in patria, in Corea del Sud, ha iniziato a sperimentare le auto driverless già dal 2015, con la nascita di una nuova divisione dedicata allo sviluppo di software per la guida autonoma, attraverso la Renault Samsung Motors, società di cui è proprietaria al 20%.
Automotive, la priorità è la cybersecurity
Gli incidenti alle auto con guida autonomia possono essere causati anche da un attacco informatico. Per questo motivo la nuova parola d’ordine per l’automotive è cybersecurity. Infatti gli attacchi informatici hanno iniziato a prendere di mira anche l’industria automobilistica, in particolare chi ha iniziato a produrre e a testare veicoli a guida automatica e semi-automatica. La cronaca recente, soprattutto negli Stati Uniti, ha raccontato di attacchi hacker contro alcuni modelli di vetture. I ricercatori dell’università di California hanno violato in modalità wireless una Chevrolet Corvette con l’invio di messaggi SMS, creati ovviamente con una particolare cura e dopo studi approfonditi nel veicolo.
Ma, hanno raccontato altri ricercatori statunitensi: “basta dirigere un semplice puntatore laser contro il LIDAR di un’auto a guida autonoma che potrebbe metterla in seria difficoltà, inducendola a ‘pensare’ che ci sia qualcosa davanti a lei e forzandola quindi a rallentare. In alternativa, un hacker potrebbe sopraffarla con segnali spuri, costringendo la vettura a fermarsi per ‘paura’ di colpire ostacoli-fantasma”.
Il LIDAR (sistema di telerilevamento basato sui raggi laser) tra tutti i sensori è forse il più importante per le auto a guida autonoma perché di fatto è quello che fornisce loro la capacità di rilevare gli ostacoli sul percorso, che si tratti di un tronco caduto, un’auto o un bambino che attraversa all’improvviso la strada.
Per cui la car cybersecurity è la priorità che si cerca di perseguire da parte dell’industria automobilistica; lo scorso luglio, l’ad di General Motors, Mary Teresa Barra, ha affermato che proteggere le automobili da incidenti causati da attacchi informatici “è una questione di sicurezza pubblica”. Come darle torto.
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