Il tanto discusso Ddl Quintarelli sulla net neutrality (Dl n. 2484 “Disposizioni in materia di fornitura dei servizi della rete internet per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso degli utenti”) torna in calendario al Senato questa settimana e subito riaccende il dibattito intorno ad un provvedimento che già a luglio scorso, dopo il via libera della Camera, ha suscitato diverse critiche da parte di diversi soggetti coinvolti come Agcom, Aesvi, Confindustria digitale e Assoprovider, cui si aggiungono le osservazioni contrarie di numerosi parlamentari del PD. La proposta di legge, se approvata, metterebbe al bando i “sistemi chiusi” nel mondo dell’ICT, con il paradosso che il sistema operativo dei dispositivi Apple, di Windows 10 S, la consolle Nintendo e diversi decoder per vedere la tv dovrebbero essere open source, ma soltanto per il mercato italiano.
DDL calendarizzato al Senato
A riportare sotto i riflettori il dibattito sulla legge italiana sulla net neutrality è stato oggi Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, che in una nota ribadisce la sua preoccupazione per l’iniziativa. “Dobbiamo constatare che nel Parlamento italiano continua a emergere la tentazione di produrre leggi nazionali particolari sui nuovi temi dell’innovazione tecnologica, i quali, al contrario, possono trovare soluzioni normative efficaci solo se affrontati in una dimensione internazionale – dice il presidente Catania in una nota – E’ il caso della net neutrality, tema spiccatamente globale che, dall’agosto 2016, è governato da un regolamento comunitario con regole direttamente vigenti in tutti gli Stati membri e su cui è prevista la vigilanza di tutte le autorità di regolamentazione nazionali sulle telecomunicazioni, coordinate dalle linee guida del Berec (che prevedono un sì condizionato a zero rating e Traffici management ndr). Non si ravvisa dunque alcuna esigenza di avere sull’argomento una legge nazionale, con evidente problemi di compatibilità con la norma europea, che andrebbe a rendere incerto e confuso un quadro legislativo che oggi si presenta agli operatori e investitori certo e chiaro – prosegue Catania – Né si ravvisa l’esigenza di un intervento, assolutamente unico nel suo genere, di regolamentazione del libero mercato delle app e delle piattaforme. Chiediamo quindi al Parlamento e al Governo di avviare una seria riflessione sull’opportunità di un simile intervento normativo e di non affrettare decisioni che potranno creare danni al già fragile ecosistema digitale nazionale”.
Secondo il presidente di Confindustria Digitale, l’entrata in vigore di una legge italiana sulla net neutrality creerebbe sovrapposizioni e disomogeneità con le regole europee. “Si introducono, ad esempio, limitazioni alle libertà di operare degli attori di mercato che non sono presenti nel diritto Europeo e oltrettutto risultano in aperta contraddizione con i principi della libera concorrenza e di garanzia libertà di scelta dei consumatori“.
“In un momento in cui l’Europa punta strategicamente sullo sviluppo del Digital Single Market per far recuperare competitività all’economia del continente– conclude il presidente di Confindustria Digitale – il risultato di un’eventuale approvazione del ddl sarebbe la frammentazione e la perdita di potenza di questo programma. Mentre la creazione di barriere normative al nostro mercato penalizzerebbe non solo i consumatori italiani, ma l’attrattività stessa del nostro Paese per gli investimenti e l’innovazione”.
Tutte le critiche al Ddl Quintarelli
A suscitare le maggiori preoccupazioni e contrarietà all’iniziativa è in particolare l’articolo 4 del provvedimento, “Disposizioni in materia di fornitura dei servizi della rete internet per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso degli utenti”. La proposta di legge mette al bando i “sistemi chiusi” nel mondo dell’ICT, come per esempio il sistema operativo dei dispositivi Apple, di Windows 10 S, la consolle Nintendo e diversi decoder per vedere la tv. In sostanza se venisse approvato il testo in maniera definitiva tutte le piattaforme tecnologiche chiuse (con integrazione di software e hardware) non potrebbero più essere vendute in Italia, perché illegali. In particolare l’articolo 4, comma 1 del Ddl, stabilisce che “gli utenti hanno il diritto…di disinstallare software o contenuti non di loro interesse dai propri dispositivi”. Secondo il primo firmatario Stefano Quintarelli il “Disegno di legge prende il concetto di neutralità della rete e lo rende simmetrico per i dispositivi: introduce il concetto di device neutrality”. Il testo prende a modello un concetto politico del web, la neutralità tecnologica, ma poi la declina in modo forzato che è assente nel resto del mondo, (la neutralità dei device). Forse l’obiettivo è avvantaggiare il consumatore, ma quest’ultimo già ha la libertà di scelta tra dispositivi “chiusi” e open source.
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