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Il piano Bul (Banda ultralarga) lanciato nel 2015 dal Mise entra nel vivo e i Comuni del nostro paese, in particolare quelli che si trovano nelle aree bianche a fallimento di mercato, sono chiamati a raccolta per non perdere l’appuntamento con la nuova rete del futuro. Questo il senso dell’iniziativa “Crescita digitale in Comune” lanciata oggi da Legautonomie, in collaborazione con Ancitel e Leganet, per fornire una piattaforma informativa digitale con cui il personale comunale potrà gestire al meglio le attività necessarie per la realizzazione della nuova rete pubblica di Infratel, che vede Open Fiber come concessionario ventennale in qualità di operatore wholesale dopo i primi due bandi assegnati prima dell’estate. Il tutto in attesa di un terzo bando della stazione appaltante Infratel, che fa capo al Mise, per Sardegna, Puglia e Calabria e forse di un altro quarto bando in ragione di nuove aree bianche del paese dopo l’aggiornamento dei piani degli operatori.

 

L’obiettivo dell’accordo Legautonomie-Ancitel-Leganet

L’obiettivo dell’iniziativa di Legautonomie, Ancitel e Leganet è sensibilizzare soprattutto i comuni più piccoli e periferici, con azioni integrate di comunicazione e di semplificazione burocaratico-amministrativa per accelerare lo sviluppo della domanda di nuovi servizi digitali legati all’ultrabroadband, in arrivo sul territorio nei prossimi 36 mesi nei 7.400 comuni delle aree C e D, pari a 13 milioni di cittadini, individuati dalla strategia di Governo. Le convenzioni fra Comuni e Infratel sono al momento in via di definizione mentre la lista dei cantieri di prima fase è già stata pubblicata sul sito Infratel.

Open Fiber ha già avviato 51 cantieri nelle aree bianche, altri ottanta nelle aree nere ed entro fine mese sono previste nuove aperture di lavori per rispettare la stretta tempistica imposta dal Piano 2020 della Ue, che prevede la copertura a 100 Mbs dell’85% della popolazione e quella a 30 Mbps per il 100% del paese.

Siamo in un momento delicato, quello della richiesta dei permessi di scavo e delle decine di domande per l’avvio dei lavori, che spesso richiedeono una decina di contratti fra le parti, ed è per questo che i Comuni sono chiamati a fare la loro parte per agevolare la fase operativa.

E’ in questo contesto che nasce il progetto di Legautonomie, Ancitel e Leganet “dopo l’assegnazione il 3 agosto 2015 con la delibera n. 65 del Cipe che assegna i primi 2 miliardi al Mise per le aree bianche – ha detto Marco Filippeschi, presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa – per aiutare i Comuni a mettere in atto la semplificazione normativa e lo sviluppo della domanda pubblica di servizi ultraveloci legandosi inoltre con il Catasto nazionale delle infrastrutture (Sinfi, Sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture) del sotto e sopra suolo allo scopo di ridurre tempi e costi della posa della fibra”.

Un’operazione alquanto complessa visti i numeri delle aree bianche, che però non saranno lasciate indietro “perché la fibra dovrà raggiungere tutti ed è essenziale in diversi settori come la sanità, la scuola, il manifatturiero, la PA e tutti i cittadini”, aggiunge Filippeschi, precisando che non solo turismo e beni culturali saranno trainanti per lo sviluppo di nuovi servizi digitali.

Il progetto, in sintesi, è disegnato per essere funzionale con gli interventi di Infratel e del concessionario Open Fiber.

Il ruolo di Infratel

Nel complesso, il Governo ha stanziato 3 miliardi come base d’asta per il Piano aree bianche, suddiviso in tre bandi di gara per la copertura ultrabroadband di 14,7 milioni di abitanti, 7.769 comuni pari a 9,9 milioni di unità immobiliari.

Compito precipuo di Infratel nell’ambito del piano Bul è la gestione delle gare pubbliche per l’assegnazione dei bandi nelle aree bianche. “Per la prima volta si fanno delle gare dove lo Stato è proprietario della rete e il concessionario ventennale è un operatore wholesale – ha detto Maurizio Dècina, presidente di Infratel – Compito di Infratel, oltre alla gestione delle gare, è seguire la costruzione, il collaudo e il monitoraggio per 20 anni della rete in concessione”.

Sono previste tre gare per la rete pubblica, due delle quali si sono già concluse, in entrambi a casi vinte da Open Fiber, che ha garantito le condizioni di copertura Ftth più ampie in entrambi i casi. La prima gara riguardava sei regioni (Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto) per la copertura di 4,6 milioni di abitazioni ed è stata aggiudicata ad Open Fiber per 675 milioni a fronte di una base d’asta di 1,4 miliardi. La seconda gara, del valore di 1,2 miliardi, riguardava dieci regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia e provincia autonoma di Trento), è stata aggiudicata a Open Fiber per circa 800 milioni.

I risparmi accumulati nelle due gare, pari a circa un miliardo, “saranno reinvestiti sempre nelle aree bianche e grigie”, aggiunge Dècina, in attesa del terzo bando di gara, più piccola per entità, che riguarda Sardegna, Puglia e Calabria, che però non sono orfane, perché erano già state coperte dai bandi Eurosud prima dell’avvio del piano Bul.

In pratica, la stragrande maggioranza delle abitazioni sarà coperta a 100 Mbps (raggiunte anche le case sparse), con soltanto l’1% delle abitazioni che resteranno scoperte.

Entro 36 mesi, se non ci saranno intoppi, ci sarà dunque una rete in fibra che potrà contare su prezzi di accesso regolati al ribasso nelle aree bianche dall’Agcom, con uno sconto del 60% rispetto alle aree nere, per incentivare l’adozione della fibra.

 

Il ruolo di Open Fiber

In tema di infrastrutture di rete, ci sono differenze rilevanti fra diverse infrastrutture, e in Italia si confondono spesso e volentieri “reti in fibra (Ftth) e reti miste fibra-rame (Fttc)”, ha detto il presidente di Open Fiber Franco Bassanini, che torna a battere sul concetto di “vera fibra” per ricordare come in termini di affidabilità, latenza e velocità di accesso, soprattutto in upload, i vantaggi della fibra sulle reti miste fibra-rame (pur in presenza di upgrade tramite vectoring e G.fast) sia un elemento portante per garantire i servizi Cloud, che sempre più si diffondono nelle aziende e che necessitano di connessioni ultraveloci e affidabili. “Per le aziende scegliere la fibra o il mix fibra-rame non è affatto la stessa cosa (in termini di performance ndr) – ha detto Bassanini – Per questo la scelta del Bul di puntare sulla tecnologia più “future proof” è lungimirante e va ben al di là degli obiettivi di copertura dell’agenda 2020, tanto più che già ora la Ue parla di “Giga society”.

 

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L’Antitrust ha aperto un’istruttoria per pubblicità ingannevole sulla fibra e la richiesta è di chiuderla in fretta.

Un altro vantaggio della fibra, secondo Bassanini, riguarda il prossimo avvento del 5G nel mobile, che richiederà investimenti importanti da parte degli operatori. “Il 5G è una rete nuova, non l’estensione di 3G e 4G – dice Bassanini – la fibra che connette case e uffici può rappresentare il backbone” del 5G perché ci sono sinergie fra fisso e mobile, ma ci sono forti investimenti da fare, che Open Fiber è disposta a sostenere in quanto investitore di lungo periodo per il profilo dei suoi azionisti, Cdp e Enel

 

Per quanto riguarda il fronte della concorrenza, “Il modello della competizione infrastrutturale per il momento ha portato all’accelerazione degli investimenti sulle nuove reti; vedremo se in futuro sarà sostenibile – dice Bassanini – Oggi ci avviamo a un modello per cui su una parte del territorio ci sarà una infrastruttura pubblica e per il resto avrà luogo una competizione infrastrutturale” tra la rete di Open Fiber e quella di Tim. In altri paesi, la concorrenza avviene fra le reti degli operatori Tlc e quelle dei broadcaster.

Il ruolo del Governo

Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli si dice orgoglioso del piano Bul, “un piano sfidante con la scelta dell’Ftth per recuperare i ritardi digitali del paese e risalire in classifica – ha detto – Nel 2015 la stampa ci accusava di dirigismo perché puntavamo sulla fibra piuttosto che sul vecchio doppino in rame, dopo la privatizzazione dell’incumbent e dell’infrastruttura” ha aggiunto Giacomelli, ricordando come invece il piano da complessivi 7 miliardi del Governo, per realizzare una rete pubblica in fibra che riguarda il 40% del paese, consentirà la copertura a banda ultralarga a 7.400 comuni nelle aree bianche che sarebbero state esclusi dal mercato. “Non esistono aree di serie A e di serie B”, ha aggiunto Giacomelli, ricordando il prossimo avvento del 5G, ma ammettendo anche le debolezze del nostro paese sul fronte dei servizi digitali e suo di Internet. “Internet non è una cosa da smanettoni – ha aggiunto – per diffondere la rete in tutto il paese è necessario il lavoro d’insieme con i Comuni”.

Oggi vantano tutti la fibra in pubblicità, “e questo è già un risultato importante”, aggiunge il sottosegretario, ma “non può essere il pubblico a pagare le scelte dei privati”.

The post Aree bianche, Comuni ‘a rapporto’ per accelerare sulla rete Infratel appeared first on Key4biz.

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