L’annuncio ufficiale è arrivato. Iliad sbarcherà in Italia “non prima della fine dell’anno”.
L’ha detto il ceo Maxime Lombardini alla conferenza stampa di presentazione dei conti semestrali. La ricetta dell’operatore low cost sarà la stessa che ha la società di Xavier Niel ha usato in Francia a partire dal 2012, vale a dire prezzi bassi e pacchetti di offerta semplici, al massimo un paio per cominciare. Secondo la Reuters, l’obiettivo di Iliad è conquistare il 25% del mercato in tre anni, rosicchiando quote a TIM, Vodafone Italia e Wind-Tre che ad oggi si spartiscono pressoché equamente la torta del mobile nel nostro paese, che nel 2015 ha generato un giro d’affari di circa 16 miliardi di euro.
Iliad prevede di creare “un migliaio di posti di lavoro” in Italia. “Non saranno tutti dipendenti e sono inclusi i contratti a progetto”, ha precisato Lombardini. C’è interesse anche per la telefonia fissa e vi sono già contatti in corso, in particolare con Enel, ma al momento non è la priorità. La sede operativa del gruppo sarà a Milano, mentre quella giuridica è già a Roma.
Nel comunicato sui conti semestrali, il gruppo francese di Tlc, controllato da Xavier Niel, indica di avere investito finora 58 milioni di euro in Italia, 50 dei quali per l’acquisto di frequenze da Wind-Tre. Nella penisola, inoltre, dalla fine del 2016 al primo semestre 2017, il gruppo “si è assicurato una rete di raccolta di quasi 10.000 km di fibra e ha dispiegato il nucleo di rete, ha implementato soluzioni di roaming, negoziato i contratti di interconnessione e reclutato un team per assicurare la gestione operativa della nuova filiale” italiana. La società è poi interessata a partecipare all’asta per le frequenze 5G.
Per il progetto italiano sono in agenda investimenti complessivi “superiori a 1 miliardo di euro”, ha precisato il direttore finanziario del gruppo francese, Thomas Reynaud. “Nel primo semestre abbiamo speso circa 60 milioni di euro, nel secondo semestre ne investiremo circa 300. In seguito, quello che è sicuro e certo è che pagheremo 210 milioni a Wind/3 per parte delle frequenze nel 2018 e altri 180 milioni nel 2019”, ha spiegato il cfo, che ha aggiunto: “Ci sono poi i fondi già stanziati per le frequenze da pagare allo stato italiano, di cui 220 milioni, appunto, da versare nella seconda metà di quest’anno e 240 milioni nel 2020-2029. Nell’insieme si tratta di circa 600 milioni di investimenti su tre anni dal 2017 al 2019. Oltre agli investimenti nelle frequenze, “ci saranno poi gli investimenti nella rete mobile, per il lancio commerciale e le assunzioni”.
Quanto ai risultati finanziari, il gruppo, cui fa capo l’operatore Free, ha registrato nel primo semestre un utile netto di 232,6 milioni di euro, in progresso del 22,1% rispetto ai 190,4 milioni dello stesso periodo del 2016, sulla spinta dell’attività nella telefonia mobile. Il risultato operativo corrente ammonta a 430 milioni (+19,4%) e il margine operativo lordo (ebitda) consolidato totalizza 874,6 milioni (+8,2%). Il fatturato del gruppo è cresciuto del 7,3% a 2,46 miliardi e si suddivide tra 1,39 miliardi nella telefonia fissa (+4,8%) e 1,07 miliardi nel mobile (+10,5%).
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